La festa del Papà è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo, come gesto di gratitudine verso la figura paterna. In Calabria questa festa coincide non solo con la festa di San Giuseppe, ma anche con un altro evento della cultura popolare: i “Focareddi“. Ma andiamo per ordine. La prima festa del Papà documentata si svolse nel 1908 negli Usa.
Ma fu la signora Sonora Smart Dodd colei che più si spese per l’ufficializzazione di questa festività, sul modello di quella analoga dedicata alle mamme. La signora Dodd organizzò la prima festa nel 1910. Fu scelto come giorno il 19 giugno, in onore del padre, veterano di guerra. Da allora negli Usa e in molti paesi si festeggia la terza domenica di giugno.
In Italia e nei paesi ad ispirazione cattolica, la festa del Papà si festeggia il 19 marzo, nel giorno di San Giuseppe, padre putativo di Gesù.
Festa del Papà, San Giuseppe e i “Focareddi“
In alcune zone della Calabria non è San Giuseppe se non vi sono accanto i “Focareddi” e il tradizionale “Cummito” o banchetto. Questi due eventi sono legati fra loro nella cultura popolare calabrese. Il primo ha come scopo quello di bruciare vecchi oggetti, sarmenti dei vigneti, rami di ulivo ed erbacce.
Un gesto per lasciarsi alle spalle l’Inverno e accogliere con gioia la nuova stagione, la Primavera. Un appuntamento fisso quello dei falò di San Giuseppe che si svolge nelle piazze o nei rioni nella notte tra il 18 e il 19 marzo. Negli anni la tradizione è stata ripresa e trasformata in una piccola festa accompagnata da musica, balli popolari, dolci e vino. Negli anni passati i quartieri della città gareggiavano per realizzare il falò più grande.
“Cummito“, il banchetto per i bisognosi
Sempre in Calabria, il 19 marzo, è tradizione invitare parenti o comunque persone bisognose a pranzo. In tale giorno si prepara, in segno di devozione e ringraziamento, un pranzo, detto “Cummito“, in onore di San Giuseppe. Il “Cummito” ha origini antichissime. Secondo la tradizione la famiglia che aveva ricevuto qualche grazia particolare, invitava cinque persone povere.
Un vecchio (San Giuseppe), un altro (San Gioacchino), un giovinetto (Bambin Gesù) e due donne (la Vergine Maria e Sant’Anna). Gli invitati al “Cummito” venivano serviti a piedi nudi dai membri della famiglia che li ospitava. Il pranzo era preparato con piatti a base di cinque legumi, maccheroni casarecci, pesce, baccalà, broccoli, asparagi e fritture miste.
Finito il banchetto, e salutati gli invitati, che si titolavano di santi, ad ognuno di loro veniva offerto un pane fatto in casa. Il cosiddetto “paniceddu e’ San Giuseppe”.